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Gaeta resiste ancora: vive nella memoria le vittime meridionali dell’Unità d’Italia

Da Emilio Caserta

Grande successo per le Giornate della Memoria delle Due Sicilie a Gaeta. Anche quest’anno l’evento identitario e meridionalista, il “weekend della memoria”, è stato un grande successo con la partecipazione di diverse centinaia di persone provenienti da tutta l’Italia.

“Ci rivedremo tutti a Gaeta” gridavano i soldati delle Due Sicilie, indicando l’ultima resistenza al fianco del loro re, Francesco II di Borbone, il quale, oltre ad aver vissuto il dramma di aver perso uno dei Regni più belli ed antichi d’Europa, è stato anche il primo vero emigrante del Sud, colui che ha subìto la prima “maledizione meridionale”: l’emigrazione, mai arrestata dopo 160 anni.

A Gaeta, ultimo baluardo delle Due Sicilie, si riuniscono i “borbonici” di oggi per stare al fianco di quelli di ieri. Ovviamente non combattono più con fucili e cannoni ma resistono con la penna e con le parole, raccontando verità storiche ancora censurate (ultima quella sul sito dei carabinieri sulla deportazione dei meridionali a Fenestrelle, articolo che dopo qualche giorno è stato rimosso).

Sono anni, ormai, che il Movimento Neoborbonico, in collaborazione con tantissime associazioni, sempre più numerose, organizza nel weekend a ridosso del 13 febbraio (giorno della memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia), il raduno più grande del mondo meridionalista. Tantissimi gli eventi organizzati nella Fedelissima città di Gaeta, dal 14 al 16 febbraio, tra questi la presentazione dei “libri dalle Due Sicilie” pubblicati durante l’anno con un ricordo particolare di Don Massimo Cuofano ed alle sue ricerche anche su Francesco II, prossimo Beato.

Nel dopocena una serata all’insegna della vera tombolata storica Napoletana del ‘700, con l’associazione “I Lazzari” di Davide Brandi e con Angelantonio Aversana (curiosità: il numero 1 sul tabellone non era “l’Italia” ma, ‘O sole). La mattina del sabato molte le richieste per partecipare alle visite guidate gratuite tra i luoghi della Gaeta Borbonica e presso il Museo del Brigante di Itri; nel mentre, un bell’incontro sul futuro del Sud con il “parlamento” delle Due Sicilie, sempre più organizzato ed attivo sul territorio.

Nel pomeriggio, dopo gli interventi di tante associazioni, che hanno presentato le proprie attività, c’è stato un momento molto toccante per la prima edizione del premio nazionale meridionalista “Don Paolo Capobianco”, a cura dell’associazione Terraurunca con Daniele Iadicicco, dell’associazione Webprogens e del Comune di Gaeta. TcsEmotion

gaeta 2020

Sala (enorme) gremita e diverse centinaia di persone (tanti anche i giovani) al convegno delle 17.30 con ospiti d’onore come la Principessa Beatrice di Borbone Due Sicilie (consueta calorosissima accoglienza), Gigi di Fiore (e il suo libro “Napoletanità”), Pino Aprile con “gli eroi del passato e del presente”.

Il convegno è stato moderato da Gennaro De Crescenzo, che ha presentato il suo ultimo “Libro dei primati del Regno delle Due Sicilie”, Daniele Iadicicco ha presentato la lista dei “caduti di Gaeta e della battaglia di Mola” (tra cui tanti gli Svizzeri che vennero a resistere) e Alessandro Romano, con la commovente proiezione delle immagini dei “piccoli grandi eroi delle Due Sicilie”.

Presenti anche tante istituzioni, sindaci (tra essi il sindaco di Gaeta ed Enrico Fratangelo da Castellino del Biferno in Molise), consiglieri, militari ed anche la senatrice Sabrina Ricciardi. Allestita una mostra di articoli (“Pagine di storia”) del Giornale di Napoli a cura di Gianfranco Lucariello degli anni ’90, quando parlare di questi temi era veramente “eroico”. Domenica altrettante numerose le persone presenti alla Santa Messa per il ricordo delle vittime meridionali dell’Unità d’Italia, celebrata dal vescovo di Gaeta.

gaeta 2020

Sulla batteria “La favorita”, l’alzabandiera e la suggestiva “cerimonia dei fiori” con tanti bambini che, con un fiore, hanno ricordato i nomi dei bambini morti durante l’assedio. È vero, allora, che “Gaeta e le Due Sicilie resistono ancora”: senza voler tornare indietro nel tempo, senza intenzioni “monarchiche” o “secessionistiche”, resistono nella memoria e nei cuori di tanti meridionali sempre più fieri e consapevoli.

18 Febbraio 2020

fonte: vesuviolive